I giochi e il copione

I giochi e il copione

Tutto il mondo è un palcoscenico e tutti, uomini e donne non sono che attori. Hanno le loro entrate e le loro uscite; ciascuno nella sua vita recita diverse parti. (William Shakespeare)

I giochi psicologici

games people play

Eric Berne definisce così il gioco: “Il gioco psicologico è una serie di transazioni ulteriori ripetitive a cui fa seguito un colpo di scena con uno scambio di ruoli, un senso di confusione accompagnato da uno stato d’animo spiacevole come tornaconto finale, in termini di rinforzo di convinzioni negative su di sé, sugli altri, sul mondo”. Tradotto in parole ancora più semplici: Il gioco è un tipo di relazione interpersonale “disturbata”, che procura stati d’animo spiacevoli. Questa comunicazione “disturbata” non è volontaria e le persone coinvolte non ne hanno consapevolezza: per questo motivo lo stesso gioco tenderà a ripetersi più volte.

Perché le persone giocano? Quali sono i motivi per i quali si utilizza un modo relazionale di questo tipo? Si tratta del persistere di aspetti infantili (esperienze, decisioni di sopravvivenza) che permangono nell’adulto e che condizionano i comportamenti e le emozioni senza che se ne abbia coscienza.

Il copione di vita

a che gioco giochiamo

I nostri aspetti infantili ci portano ad organizzare un programma, un piano di vita in cui noi e gli altri hanno dei ruoli fissi compatibili con delle decisioni di sopravvivenza prese in epoche arcaiche. Come in tutte le storie, la storia della nostra vita ha un inizio, un punto di mezzo e una fine. Ha i suoi eroi, le sue eroine, i suoi cattivi, i suoi protagonisti e le sue comparse. Ha il suo tema principale e i suoi intrecci secondari. Può essere comica o tragica, mozzafiato o noiosa, fonte d’ispirazione o banale.Il problema consiste nel fatto che gli inizi del nostro copione sono al di fuori della portata della nostra memoria cosciente.

In “Principi di terapia di gruppo” Berne ha definito il copione «un piano di vita inconscio». Successivamente in “Ciao!… E poi ?” ne ha dato una definizione più completa: «Un piano di vita che si basa su di una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli avvenimenti successivi, e che culmina in una scelta decisiva».