La così detta “scienziata” prof. Viola, ha sostenuto in una trasmissione TV rilanciata dai social che “l’orientamento sessuale è biologico”, “non dipende dalla cultura” “dipende dall’ambiente biologico” alla fine afferma che “si nasce omosessuali o eterosessuali”. Tradotto: l’ambiente, in tutte le sue manifestazioni, dai genitori alla scuola, dalla religione e alla cultura non ha alcun effetto sull’orientamento sessuale. Quello che afferma la così detta “scienziata” Viola è assolutamente falso, pericoloso, confondente e manipolatorio. Forse il bisogno di contestare un altro soggetto a piede libero, il generale Vannacci, ha confuso la “scienziata”. Vediamo perchè. Alcune delle considerazioni che seguono derivano dagli studi di Andrea Camperio Ciani professore di etologia, psicobiologia e psicologia evoluzionistica al Fisppa (dipartimento di Filosofia sociologia pedagogia e psicologia applicata) dell’università di Padova, che da quasi 20 anni studia l’omosessualità con la lente dell’evoluzione.
Nel 1993 il biologo Dean Hamer aveva individuato in una regione del cromosoma X (Xq28) la presenza di un fattore genetico che aveva correlato all’orientamento omosessuale: la cosa portò a parlare del gene dell’omosessualità e di determinismo genetico. Fortunatamente oggi sappiamo che non esiste il gene dell’omosessualità, non si può trasmettere perchè la sua frequenza non troverebbe un equilibrio nella popolazione.
L’omosessualità apparentemente non fornisce alcun vantaggio riproduttivo. Allora: perché permane al passaggio delle generazioni ? Siamo di fronte al così detto paradosso darwiniano: se l’omosessualità ha una componente genetica ereditabile e gli omosessuali non si riproducono (o lo fanno con un tasso molto basso, 0,3 figli in media, ovvero 70% in meno degli eterosessuali), come è possibile che il tratto sopravviva nel corso delle generazioni all’interno della popolazione ? Dalla genetica delle popolazioni sappiamo che un tratto che si riproduce con un tasso più basso della media degli altri tratti, prima o poi andrà ad estinguersi.
Camperio Ciani ha tentato di risolvere questo paradosso, mantenendo l’approccio genetico. In pratica ha dimostrato che il medesimo fattore genetico associato all’omosessualità maschile sia anche associato alla maggiore fecondità femminile.
Il cromosoma X, che nei maschi viene sempre trasmesso dalla linea materna, secondo Camperio Ciani può essere un buon candidato per contenere il fattore genetico associato all’omosessualità. Si tratta quindi di un modello di trasmissione genetica a più fattori che giustifica la diffusione nella popolazione: uno sul cromosoma X e uno su un altro cromosoma.
Nel 2015 un gruppo americano guidato da Alan Sanders trova due fattori genetici significativi associati all’omosessualità: uno sul cromosoma X (Xq28) e uno sul cromosoma 8.
Il problema è che sappiamo poco di questi due fattori genetici. ? Sembra che influenzino più l’androfilia che l’omosessualità. Ereditare i due fattori genetici trovati da Sanders infatti non comporta necessariamente lo sviluppo di un orientamento omosessuale: il tratto Xq28 e il tratto sull’autosoma 8 sono stati trovati sia in maschi omosessuali sia in maschi eterosessuali.
I meccanismi fisiologici che determinano l’orientamento sessuale nell’uomo infatti sono molti e la componente genetica è solo una parte di un complesso multifattoriale.
Quindi affermare che “omosessuali si nasce” è gravissimo soprattutto per una persona che si dichiara scienziata. Si nasce con o senza il codice genetico associato all’omosessualità (cromosoma Xq28 e cromosoma 8). Se poi effettivamente si sarà omosessuali dipenderà dall’ambiente in tutte le sue manifestazioni con al PRIMO posto i genitori.
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